In data 13 ottobre c.m., a seguito della segnalazione di un’anomalia successiva all’erogazione degli stipendi e la comunicazione di riaccredito ufficializzata dalle banche ad alcuni lavoratori, le scriventi RSU contattavano la responsabile delle risorse umane della Mics, facente parte del gruppo Abramo, del problema menzionato e chiedevano tempistiche sulla risoluzione dello stesso.
Tra silenzi e richieste di “attendere eventuali direttive aziendali”, il problema restava senza soluzione e nessuna chiara risposta veniva fornita né alla RSU, né alle segreterie che interrogavano su più fronti i responsabili nazionali delle risorse umane .
I responsabili aziendali delle risorse umane Mics-Abramo non solo non hanno preso atto del nostro sollecito, ma non ritenendo importante dare una comunicazione ed una spiegazione ufficiale alle sigle sindacali, nel pomeriggio di venerdì 14, quando era palese che non sarebbe stato più possibile effettuare movimenti bancari e quindi in sostanza accreditare gli stipendi, diramavano sulla piattaforma aziendale di riferimento un comunicato che riportava, senza nessun rispetto per i propri dipendenti (quasi tutti part time a 20 – 25 ore settimanali e che ricordiamo guadagnare mediamente 800 euro al mese) quanto virgolettato: «in seguito ad un disguido di natura tecnica l’Istituto bancario attraverso il quale la nostra azienda effettua i bonifici per il pagamento degli stipendi, ha provveduto alla revoca di alcune transazioni. Ti rassicuriamo in merito al fatto che il disguido è in via di risoluzione […]»
Si è così arrivati alla giornata di martedì 18 ottobre senza che nessuno si sia preso il disturbo o la briga di rendere edotti sindacati e lavoratori della problematica che ha impedito l’erogazione degli stipendi e senza che si sappia se effettivamente siano stati predisposti bonifici e in che data la liquidità sarà eventualmente disponibile.
Vorrei ricordare alla nostra beneamata azienda che esiste, proprio per normare questi casi, l’articolo 40 del CCNL delle telecomunicazioni e che al comma 1 recita testualmente: «La retribuzione dei lavoratori è contabilmente determinata in misura mensile e, di norma, viene corrisposta entro il quindicesimo giorno del mese successivo».
Rispondere ad un dubbio sollevato da un lavoratore è un dovere ma rispondere ad un delegato sindacale, che si relaziona con la controparte con un mandato elettivo, è un obbligo, a maggior ragione se un Contratto Collettivo Nazionale, sottoscritto dalle Organizzazioni Sindacali e ASSTEL (Asstel, l’Associazione di categoria che, nel sistema di Confindustria, rappresenta la filiera delle telecomunicazioni costituita dalle imprese delle diverse aree merceologiche che le appartengono) riporta una data di scadenza entro il quale le aziende sono tenute ad erogare le competenze spettanti ai propri lavoratori.
Sembra strano dover fare le pulci ad un’Azienda importante che da anni e fino a qualche giorno fa ha chiesto al sindacato un ruolo di equilibrio e responsabilità. I vertici sindacali, proprio per questo senso innato di responsabilità e disponibilità alla concertazione hanno sempre svolto e garantito un ruolo di equilibrio e dimostrato comprensione proprio nei confronti di vertici ed HR che si sono spesso dimostrati ciechi di fronte alle richieste lavoratori. Questi campioni della responsabilità e della coerenza sono gli stessi che hanno firmato un accordo in materia di lavoro agile in data 13 settembre e valevole fino al 31 dicembre che hanno poi disatteso in barba a quanto riportato in materia di equa rotazione tra gli operatori e settimane di permanenza in azienda.
Questo perché, secondo il loro punto di vista, la promulgazione della legge 142 del 21 settembre, che ha garantito ai genitori con figli di età inferiore a 14 anni ed alle categorie più fragili la prosecuzione dello smart working, ha negativamente inficiato sulla loro idea di rientri. Anche in questo caso, infischiandosene delle premesse che garantivano di aprire un tavolo di concertazione in caso di proposte o di revisione e verifica dello stesso, hanno unilateralmente pensato bene di fregarsene dell’equa rotazione nei rientri costringendo ad esempio diversi lavoratori, gli stessi lavoratori con retribuzione media di circa 800 euro e lasciati senza stipendi, a percorrere centinaia di chilometri per recarsi a lavoro, addirittura da altre province, nonostante avessero già effettuato il rientro o imponendo a tutti una settimana in più di permanenza in azienda; settimana che avrebbe dovuto essere richiesta solo in casi particolari di inadempienze o mancanze da parte della gestione della chiamata del lavoratore, anche qui in barba alle leggi sul controllo a distanza (art.4 legge 300) per questo senso di impunità che insiste nelle menti di questi campioni.
Tutto questo non fa che creare un continuo clima di caos e tensione negli animi di operatori già esasperati da anni di cassa integrazione selvaggia, gestita con superficialità e discriminazioni reiterate nei confronti di una fetta importante di lavoratori e il peso di una gestione controllata che ha fatto sentire tutto il silenzio di piombo di cui è stata capace. Nonostante tutti i lavoratori si sono dimostrati compatti ed hanno operato con responsabilità, garantendo sempre un servizio eccellente nel compito cui sono chiamati, dando lustro al numero verde di Enel Energia, così da garantire e mantenere alto anche il prestigio della Mics, azienda che oggi conta diverse proposte di acquisto e il cui destino è affidato ai commissari giudiziali.
Ricordiamo che responsabilità e prestigio non bastano a pagare le spese che gli stessi devono affrontare ogni giorno, la pretesa di far lavorare le persone senza il pagamento puntuale degli stipendi e senza il rispetto delle norme non solo è poco dignitoso ma è a dir poco vergognoso.
Riteniamo pertanto che la misura sia colma e che dopo l’incontro di domani, valuteremo l’apertura delle procedure di mobilitazione, mettendo in campo ogni azione a tutela di lavoratrici e lavoratori del nostro sito.
Catania, 18/10/2022
Le RSU SLC CGIL Catania